PARTE QUARTA – Conclusioni

Una Epidemia ancora in gran parte sotto silenzio?

L’abbondantissima documentazione prodotta da varie ed autorevoli fonti sulla epidemia di HIV/AIDS nei donatori di sangue/plasma commerciali in Cina, riportata in questo saggio, fornisce il quadro di una  tragedia di dimensioni  tali che non è esagerato definire, come è stato fatto, “titanica”.

L’entità del numero di persone infettate dal commercio del sangue (non solo i donatori, ma anche i loro coniugi, figli, partners sessuali e pazienti trasfusi), come risulta da tutte le fonti (anche quelle ufficiali delle massime autorità  sanitarie  governative), è stata stabilita in modo approssimativo da stime con range elevato e scarsa attendibilità. Come si è visto, le cifre fornite dalle Sentinelle di Sorveglianza Nazionale sono in grandissimo difetto per il ritardo con il  quale sono state istituite ed  in numeri del tutto insufficienti a coprire le aree più contaminate da quel commercio, e proprio negli anni cruciali nei quali avvenne l’esplosine dell’AIDS nei donatori.

È pure stato ripetutamente denunciato come questi ritardi e indagini insufficienti nelle province più colpite, non furono casuali ma dovute alla resistenza dei funzionari politici e sanitari, molti dei quali anche direttamente coinvolti nel lucroso business del plasma. Non solo le indagini vennero ritardate, e quando effettuale si tentò di non divulgarle, ma  anche i provvedimenti emanati dal governo centrale per curare e supportare le vittime dell’epidemia, vennero in gran parte disattesi o addirittura ostacolati se non erano sotto controllo politico, come nel caso delle ONG.

Non è certo una infondata illazione affermare che il comportamento dei responsabili politici e sanitari di quelle province sia stato dettato dal cinico disegno di procrastinare il più possibile l’accertamento delle vittime dell’epidemia e ostacolare i provvedimenti per curarle e alleviare le loro sofferenze, in modo da togliere di mezzo scomodi testimoni e ridurrre il loro numero nelle cifre ufficialmente comunicate agli organi di sorveglianza.

Per conoscere almeno con maggiore approssimazione il numero delle vittime di quel commercio del sangue, occorrerebbe uno studioso come Yang Jisheng, che documentò, dopo 50 anni la grande carestia del 1958-1962 (nota 1).

Il successivo massacro della grande rivoluzione culturale del 1966-1976 fu documentato dal fotografo Li Zhensceng, in una pubblicazione avvenuta quasi 30 anni dopo (nota 2). In questo caso le vittime vennero stimate in un numero (molto approssimato) di sei cifre.

Il grande business del plasma, anch’esso risultato in un’altrettanto grande epidemia mortale, fu documentato da numerose fotografie e video, ottenute clandestinamente, che mostravano le tragiche condizioni dei malati di AIDS (nota 3). Ma non ho potuto reperire nessuna documentazione fotografica o video, di come avveniva la donazione del sangue e la  plasmaferesi “con caratteristiche cinesi”, descritta in tante testimonianze. Ho trovato una sola indicazione riguardante un altro celebre fotografo, Li Guang, che effettuò un servizio fotografico sulla raccolta del plasma nell’Henan in cui si riferisce di  un fotogramma che riprendeva una fila di donatori che attendevano di essere salassati e l’epilogo: interi campi agricoli trasformati in cimiteri. Ma il file risulta soppresso! (nota 4). Ma vedi in proposito un aggiornamento nell’ICONOGRAFIA

Le molte testimonianze sulla cruda realtà  riguardante  i disastri  economico/sanitari (carestia ed epidemia AIDS), i crimini politici (rivoluzione culturale e massacro di piazza Tien an Men) nonché il regime totalitario e violento che tuttora caratterizza ampiamente il Partito Comunista Cinese (PCC) (nota 5), testimonianze dei giornalisti, romanzieri, fotografi, e altri ampiamente citati nel presente saggio, sono state pubblicate all’estero e solo in minima misura o diffuse clandestinamente nella Cina Popolare. Malgrado le innegabili aperture dei governi del dopo-Mao nei confronti di scienziati, intellettuali e artisti, la censura verso le opere che denunciano le responsabilità politiche rimane ferrea.

Anche i nuovi dirigenti del Governo centrale, almeno fino a pochi anni fa, sembrano non disposti a fare decisamente i conti con  le imbarazzati  vicende anche se ormai trascorse da vari decenni, e tanto meno con quelle più recenti come l’epidemia di AIDS nei donatori di sangue/plasma. In quest’ultimo caso, assai grave è il mancato riconoscimento delle responsabilità dei rappresentanti politici provinciali, anche di alto livello come Liu Quanxi, non sottoposti a giudizio e addirittura promossi a più alte cariche. Tutte le responsabilità della tragedia vennero fatte ricadere sui gestori delle stazioni di raccolta “illegali” che operavano con metodi “non corretti”, senza riconoscere che molte di queste stazioni erano gestite da funzionari governativi e loro familiari, come lo stesso Direttore del Dipartimento Sanitario della Provincia dell’Henan.

Le contraddizioni della politica cinese sono state efficacemente illustrate da Pierre Haski, anche per sua diretta esperienza (nota 6), e si può comprendere come il riconoscimento della verità incontri grandi difficoltà per i dirigenti del PCC, i quali hanno ben ragione di temere che le forti tensioni sociali latenti tra i gruppi più svantaggiati e discriminati della popolazione, possano esplodere come sporadicamente avviene (nota 7). Tanto più se questa popolazione costituisce oltre il 60% di quella presente in tutto il paese: i contadini poveri nelle province della Cina centrale.

Come si è detto, la divulgazione  dell’epidemia nei media, giornali, settimanali e riviste, avvenne senza grande clamore malgrado la “titanica” entità del fenomeno, e avvenne soprattutto nei primi anni del 2000, dopo la pubblicazione del Rapporto dell’UNAIDS.

A differenza delle Riviste Scientifiche più qualificate che hanno pubblicato ampi resoconti divulgativi, rivolti alle persone più colte e scritte in inglese (Science, Lancet), la stampa a più ampia diffusione (e mi riferisco in particolare all’Italia) pubblicò articoli sporadici, riguardanti casi particolari senza analizzare le questioni in modo approfondito e senza aggiornare di anno in anno le vicende malgrado i frequenti Rapporti ufficiali UNAIDS (l’ultimo del2015), e delle altre Organizzazioni umanitarie.

Non parliamo della torrenziale letteratura scientifica propriamente detta di cui abbiamo dato abbondante documentazione. Quale giornalista si è mai scomodato ad andare ad intervistare uno scienziato? Fanno eccezione INTERNET (dove si trova  di tutto e di più), il saggio di Haski ed il Romanzo di Yan Lianke ma queste fonti di informazione sono seguite da un numero molto limitato di persone.

La RAI TV e l’Epidemia di HIV/AIDS nei donatori di sangue/plasma

Come ha informato il popolo la RAI TV italiana, il mezzo con la più ampia diffusione popolare (a canone obbligatorio)? Una ricerca con le parole chiave CINA- AIDS- DONATORI DI SANGUE ha dato un solo risultato: un servizio di Radio 3 risalente al luglio 2006 con un laconico riassunto, che in pochissime righe riesce a fornire  notizie imprecise ed incomplete. Del tutto assente è qualsiasi accenno a donatori di sangue, o commercio di plasma (nota 8).

Ancora più rispettosa del tabù AIDS/Cina è la Televisione Italiana  che pure ha effettuato ampi servizi sulla realtà cinese, almeno quelli che sono riuscito a reperire (INSERTO ).  Due di essi meritano di essere brevemente riportati: a) una serie su  RAI TV 3 dal titolo “Buongiorno Cina” che andò in onda nel  maggio/giugno 2005, e b) un recentissimo servizio  del 12 giugno 2016 su RAI TG 2  DOSSIER, interessanti per come viene  presentata la “complessa realtà cinese” alla luce di quanto documentato in questo saggio.

a) Buongiorno Cina, RAI 3 2005 (nota 9) La presentazione della serie esalta le conquiste del miracolo economico (la Cina è definita il “paese dei primati”): metropoli che rivaleggiano con New York, il benessere, i capitali che arrivano dall’estero… Si dice però anche che la realtà cinese è “estremamente complessa” e questa viene illustrata ampiamente nei diversi servizi.

Va subito detto che i giornalisti, per svolgere le loro inchieste, hanno dovuto ottenere l’autorizzazione dal Ministero degli Affari Esteri nelle diverse Province, che hanno provveduto ad assegnare gli “interpreti” (scelti da funzionari del Partito), che fanno loro da guida, indirizzandoli in determinate zone e a intervistare persone opportunamente scelte  (soprattutto i contadini nelle campagne e gli operai nelle fabbriche), in modo da evitare di documentare scene o raccogliere testimonianze imbarazzanti. I giornalisti lo dicono chiaramente: “il nostro lavoro ha potuto cogliere solo qualche riflesso…. Frammenti scomodi sono rimasti lontani dai nostri occhi…. Per il forte controllo sociale”. Cambiano i tempi ed i politici, ma in Cina continua ad essere sempre in vigore, per i giornalisti, la “visita guidata”, e chi è troppo curioso fa la fine del celebre giornalista Tiziano Terzani espulso nel 1984 dopo 5 anni, per “attività controrivoluzionaria”, (vedi anche Premessa nota 6).

I giornalisti forniscono corrette informazioni riguardanti le zone rurali, dati del 2004: i contadini sono 800 milioni (il 65% della popolazione totale), 140 milioni sono migranti ed emigrati, 200 milioni vivono sotto il livello di povertà, vale a dire dispongono di 23 euro al mese (nel 2002 erano 7 euro).

Altre informazioni scomode riguardano il numero di suicidi tra le donne: 15.000 ogni anno (il 50% di quelli che vengono riportati nel mondo), gli incidenti sul lavoro (400.000 all’anno con 5.000 morti), gli operai licenziati (secondo Amnesty nel 2001 sono stati 5 milioni, e dal 2004 al 2006 ne sono previsti 3 milioni all’anno) e le cure sanitarie non sono più gratuite… Quando i giornalisti accenneranno a queste questioni le risposte dei funzionari politici interpellati sono le seguenti: le donne si suicidano perché i mariti le tradiscono (ma sappiamo che l’AIDS ha molto a che fare in questi casi), e gli incidenti sul lavoro avvengono  per colpa dei lavoratori che non adottano le misure di sicurezza. Se qualche testimonianza scomoda riesce a filtrare, come quando un interprete incauto riporta le lamentele di un gruppo di operai licenziati che devono vivere con un misero sussidio (22 euro al mese per 2 anni), interviene il funzionario dell’Ufficio di collocamento che interrompe l’intervista “non è autorizzata!”. D’altronde i licenziamenti sono una conseguenza inevitabile dell’economia di mercato.

Naturalmente HIV/AIDS ed Henan sono parole tabù, malgrado tutto quello che era stato documentato all’epoca (maggio-giugno 2005)  nella stampa internazionale e anche italiana, che i giornalisti  certamente non ignoravano, se  erano così ben documentati sulla complessa  situazione cinese. È facile immaginare che pronunciare quelle parole avrebbe mandato a monte i loro  peraltro pregevoli servizi.

I servizi televisivi documentano la realtà cinese in tutti suoi vari e contraddittori aspetti dalle città modernissime (Pechino e Shanghai) alle miniere di carbone ed alle fonderie e riportano le cifre del miracolo economico: le miniere producono 2 miliardi di tonnellate di carbone all’anno, nel 2003-2004 l’edilizia ha richiesto un consumo si cemento pari alla metà di quello mondiale, la produzione cinese di acciaio è di 340 milioni di tonnellate, il 30% di quella mondiale,e quella di alluminio, un quinto.

Le interviste agli operai esprimono entusiasmo, soddisfazione, addirittura felicità, i salari sono buoni (da 100 euro al mese  a 400- 500). Si può arrivare a lavorare fino a 10 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, ma con l’orgoglio di contribuire allo sviluppo del paese.

Le interviste agli operai sono certamente “guidate”, ma quando si andranno poi a vedere quali sono le condizioni dei contadini nelle campagne, la loro soddisfazione (degli operai), se non proprio l’entusiasmo e la felicità, possono anche risultare credibili, malgrado le dure condizioni di lavoro e di basso salario dovute al “capitalismo dai colori cinesi”, secondo la pittoresca definizione di Deng Xiao Ping.

Ed è allora nelle sterminate campagne della Cina centrale, dove da oltre 15 anni è partita l’epidemia di HIV/AIDS che sta mietendo migliaia  di vittime, che i giornalisti non possono evitare di recarsi e documentare, anche se molto sommariamente, le condizioni in cui vivono gli 800 milioni di contadini.

Naturalmente la “visita guidata” indirizza i giornalisti in due Province, lo Shanxi e l’Anhui, in zone dove non vi è stato il commercio del plasma (l’Anhui è stato marginalmente interessato al nord), ma non si possono nascondere le condizioni  di estrema povertà in cui versa la popolazione in alcuni villaggi: per le strade non si vede un’automobile; per trasportare i raccolti, qualche motocarro sgangherato o piccoli trattori, ma soprattutto carretti tirati a mano; case misere dove vivono in gran parte anziani e bambini (i genitori sono emigrati per poter inviare i soldi per mantenerli).

Le condizioni economiche riportate dalle interviste: una donna dice che lei e il marito vivono con 60 euro al mese, un uomo guadagna 300 euro all’anno per tutta la famiglia, un altro parla di 30 euro al mese: per questo c’è l’emigrazione. Il reddito medio in campagna è di 25 euro. Ma c’è un poco  più di ricchezza in un villaggio dove non c’è solo l’agricoltura: una giovane donna lavora in una filanda (8-10 ore al giorno), guadagna 1000 euro all’anno e può permettersi la TV a colori e il frigorifero. Un’ altra attività redditizia è la segheria di canne di bambù: “il tesoro dei tesori”.

La massiccia emigrazione (oltre il 70% dei giovani lavora lontano da casa) è documentata seguendo un’autocorriera che parte da un piccolo centro di campagna per raggiungere la grande città di Pechino. L’autocorriera percorre le strade semideserte della campagna e raccoglie i migranti nei diversi villaggi. Il traffico aumenta progressivamente finchè si arriva alla grande metropoli con i suoi enormi e modernissimi  grattacieli costruiti a tempo di record in meno di vent’anni. I migranti arrivano a destinazione pieni di entusiasmo, vengono dall’ Anhui, Sichiuan, Henan …. A Pechino trovano lavoro: un muratore (100 euro al mese), un netturbino (47 euro al mese),  un meccanico (3-4 euro al giorno), un riparatore di scarpe (6-7 euro al giorno). Tre donne che fanno le pulizie guadagnano 60 euro al mese e ne mandano 30-40 alla famiglia, il marito è anche lui a Pechino e la figlia di 3 anni è al paese con i nonni.

Molte altre questioni e testimonianze sono presentate nei vari servizi, ma ci siamo limitati a quelle che riguardano le campagne, il contesto economico e sociale dove avvenne l’epidemia di HIV/AIDS.

b) La Cina di Frontiera RAI 2 DOSSIER, 2016 (nota 10) Ed ecco, a 10 anni di distanza da Buongiorno Cina, un recentissimo servizio che esalta la Cina quale grande potenza economica e commerciale, che ha creato dal nulla modernissime città dove sono stati eretti grattacieli degni di Manhattan, dove la gente può godere di tutte le comodità e dei consumi più voluttuari. Tutto ciò è sostenuto da una attività imprenditoriale lanciata sui prodotti tecnologici più innovativi, in particolare l’elettronica, nonché da un grande sviluppo delle  arti come l’architettura e le arti figurative che effettuano le più ardite realizzazioni.  In queste città arrivano ancora migranti dalle campagne (per costruire grattacieli occorrono sempre e sempre più muratori), ma sono tenuti nell’ombra ed invece arriva una migrazione di “cervelli”, ed anche molti di quelli “in fuga” dal nostro paese. Sì ci siamo anche noi. Ed infatti il servizio è incentrato su alcuni nostri connazionale che si sono stabiliti in queste città come una gallerista di arte contemporanea, un ingegnere ex dirigente FIAT, un ristoratore/pittore e una valente musicista (flautista) che si è sposata con il suo altrettanto valente direttore d’orchestra cinese. E ci sono anche due studenti che imparano la lingua cinese, e uno pensa di stabilirsi là.

Il documentario ci porta in quattro modernissime città  per mostrare come il processo di modernizzazione sia diffuso in tutto il paese e non solo nelle capitali tradizionali del nord Pechino e Shanghai. Anzi, queste città sono all’avanguardia dello sviluppo economico ed artistico:  SHENZHEN nel Guandong, WEIFANG nello Shandong, CHONGQUING nel Sichuan e WUHAN nell’Hubei.

Le immagini sono stupefacenti è più ancora le cifre. Basta un solo dato: Chongquing è la città più numerosa del mondo con 32 milioni di abitanti (quasi tutto il nord Italia) ed ogni anno ne arriva un altro mezzo milione. Sono i contadini delle campagne che emigrano in massa: dal 70% di 40 anni fa sono ora il 50% della popolazione.

E l’esercito di contadini poveri non qualificati, che giungono in città, fa i lavori più umili come trasportare pesanti pacchi legati ad una canna di bambù per 1 euro al viaggio (25 euro al giorno).

Passato e presente dunque convivono, ma le forti tensioni sociali permangono per la grave sperequazione economica e la violenta repressione esercitata dal partito comunista nelle zone rurali che non sembra essersi attenuata. Da fonti qualificate, si riferisce che il nuovo Presidente Xi Jinping ”recupera terminologia e pratiche maoiste: controllo dei media e arte al servizio del Partito …. È tornato a parlare di ‘linea di massa’ e di ‘unità ideologica’. … ”  Per quanto riguarda gli artisti : Xi “ ha invitato loro a non diventare ‘schiavi del mercato’ …. L’arte e la cultura non possono svilupparsi senza una guida politica” (nota 11)

Forse per questo, nel documentario girato a Shenzhen nell’esposizione di arte contemporanea ospitata in una costruzione avveniristica dove si vedono opere dell’astrattismo più ardito, il commento dello speaker parla di “fuoco che arde sotto la cenere. Ci sono questioni aperte ma la gente ne è all’oscuro perché i media controllati dal Governo non ne parlano ”.  Un artista presenta una sua opera molto curiosa: è una scatola che contiene dell’acqua di mare. E spiega: “ In Cina ci sono tante questioni, il sistema è fragile, in ogni momento si può rompere come la scatola sotto la pressione dell’acqua”.

Con quest’ultima citazione si potrebbe concludere, ma vale la pena di riportare anche la conclusione di Yang Jisheng sul perdurante tabù in Cina riguardante la grande carestia del 1958-1962:

“ Sono convinto che una nazione incapace di affrontare la propria storia non abbia futuro.”

ADDENDUM  ultima ora:  il 20 ottobre 2016, la RAI/TV torna ad occuparsi della Cina nella trasmissione: Il Tempo e la Storia, con lo storico e politologo Giovanni ANDORNINO , che abbiamo già incontrato sempre nella stessa trasmissione, dove era stata chiaramente descritta la grande carestia (Mao Tsedong e “ il Grande Balzo”:  PARTE PRIMA nota 4). Ora viene raccontato il seguito della storia: il dopo Mao e “Le  Riforme di Deng Xiao Ping” (nota 12). Sono riportati gli eventi che  portarono alla vittoria della politica di Deng, ovvero le Quattro Modernizzazioni delle quali la prima è quella dell’ Agricoltura (seguono Industria, Ricerca ed Esercito) ed il suo clamoroso successo che porta ad uno strepitoso aumento del  PIL (+7%) per varia anni di seguito; e la Cina diventa la seconda potenza economica del mondo. Ma c’e anche il rovescio della medaglia: la modernizzazione dell’agricoltura (che era al secondo posto già nell’era imperiale), ora scende all’ultimo posto,  e allo sviluppo economico non corrisponde un parallelo sviluppo democratico e dei diritti civili. Al contrario Deng si assume  la responsabilità della strage di Tien An Men e rivendica la supremazia del PCC su tutte le questioni riguardanti  democrazia e diritti civili. A questo punto mi sarei aspettato almeno un accenno alla strage  da HIV/AIDS dovuta al commercio del sangue/plasma che certamente non contribuì  alla modernizzazione delle zone rurali.  La trasmissione si conclude con la trionfalistica esaltazione della modernissima città di Shenzhen, voluta da Deng per eguagliare, se non superare New York, e dall’altrettanto trionfalistica e megalomanica coreografia delle Olimpiadi cinesi del 2008, che superarono in dispendio e cattivo gusto anche le peggiori  “carnevalate” di Hollywood e Las Vegas.

NOTE

  1. Vedi Parte prima 2a
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  3. Li Zhensheng, un giornalista fotografo che scattò di nascosto migliaia di fotografie che documentano i crimini commessi dalle guardie rosse. Egli riuscì a trafugare quelle immagini ed a pubblicarle all’estero nel 2003 nel libro “ Red Color New Soldier” vedi  Li_Zhensheng_(photojournalist) in Internet.
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  5. Vedi INSERTO 4 Parte ii,3;
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  7. Lu Guang, fotografo e attivista di Greenpeace: 2003 portraits from the AIDS village in Henan.   Le immagini produssero un drammatico impatto in Cina, forzando le autorità locali e regionali a fornire cure e trattamenti che avevano rifiutato in precedenza. http://www.archive.worldpressphoto.org/search/layout/result/indeling/detailwpp/form/wpp/q/ishoofdafbeelding/true/trefwoord/photographer_formal/Lu%20Guang?id=wpp%3Acol1%3Adat2270  FORBIDDEN!
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  9. PCC regime totalitario e violento. Vedi le testimonianze dei giornalisti “cani da guardia” (Parte terza 2, nota4). Per quanto riguarda la violenza, basta l’agghiacciante testimonianza di alcune donne di mezza età (non certo pericolose sovversive), colpevoli di aver inviato petizioni (shangfangzhe) alle autorità locali e nazionali che denunciavano : “ad es. un torto subito, una demolizione forzata, un reato impunito un abuso nella pianificazione familiare e così via …” Le donne sono internate nel campo di rieducazione (laojiao) di Masanjia  a Shenyang nella regione del Liaoning  per periodi di tempo fino a tre anni. Qui sono costrette a turni di lavoro massacranti e se si oppongono vengono seviziate con punizioni corporali atroci. Una inchiesta con le denunce delle donne viene pubblicata  all’inizio di aprile del 2013, in un servizio giornalistico del mensile cinese Lens  “censurata e costata alla rivista la sospensione dalla pubblicazione”. Nei campi, ne esisterebbero 350, convivono diverse categorie di “delinquenti” (tra cui tossicodipendenti, prostitute e i seguaci della setta religiosa  Falun gong). Tutti sono obbligati al lavoro forzato in varie imprese: “ A Masanjia ci sono una fabbrica di lenzuola, uno stabilimento di trasformazione, uno stabilimento tessile  un allevamento di suini meccanizzato …. Nei momenti di maggiore affollamento a Masanjia erano rinchiuse più di cinquemila persone, il cui lavoro non retribuito produceva enormi guadagni”, guadagni che, secondo un ex Direttore del centro potevano arrivare a 100 milioni di yuan ( 12,2 milioni di euro) nell’anno. Brice Pedroletti, Le Monde riportato da:  Internazionale : Rieducazione cinese. 21/27 giugno 2013 pagg. 32-39.
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  11. Illuminante è la testimonianza del giornalista Pierre sui suoi contatti con una giovane editor di una casa editrice di Stato che, avendo letto i suoi reportages  gli aveva proposto, nel 2004 di scrivere un saggio sulla catastrofe dell’AIDS.  Ma arriva il Direttore ed il clima cambia,  ed ecco come: “L’uomo, con l’aspetto austero dei dirigenti cinesi della generazione dei cinquantenni, la cui gioventù era stata segnata  dalla rivoluzione culturale, si schiarì la voce prima di parlare: ‘ In Cina esistono dei tabù che vanno rispettati. L’AIDS  è uno di questi. Non penso che si debba pubblicare un libro sull’AIDS nell’Henan’”. E ancora più illuminante è il seguito ma non voglio togliervi il piacere di leggere tutto il saggio.  P. Haski op cit. pagg. 1-3.
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  13. La Regione più estesa della RPC è quella “Autonoma” dello Xinjiang nel nord-ovest del paese, dove vivono 20,5 milioni di persone, per il 60% appartenenti a   minoranze nazionali, soprattutto  Uyghuri (9,5 milioni) ma anche Huis, Mongoli, Kazaki, Xibos,Kirghisi, Uzbechi, Manchus, Tartari, Tagiki, Daguri e Russi. Il governo  centrale sta favorendo una forte immigrazione di cinesi Han che vengono privilegiati nei posti di lavoro e nelle cariche politiche e amministrative (8,12 milioni nel 2007). Pertanto, le minoranze vivono in condizioni economiche e sociali svantaggiate e queste disparità alimentano risentimento e rivendicazioni separatiste. Frequenti episodi di rivolte anche sanguinose sono in aumento dagli anni ’90 : “gli esempi più recenti di conflitti razziali avvennero nel luglio 2009 nell Urumqui … dove 197 persone persero la vita per le violenze. 1.600  persone furono ferite e 1.434 persone furono detenute” ( op. cit. sotto, pag.82). Ma a sbilanciare ancora di più la situazione arriva l’HIV/AIDS  via tossicodipendenza endovena (IDU). E’ ben noto che la povertà e la marginalizzazione sono le principali condizioni di vulnerabilità per contrarre  l’infezione, ed è altrettanto ben noto che: “ … i provvedimenti più efficace per prevenire la diffusione del virus da IDU sono di evitare lo scambio degli aghi e programmi con metadone. Sebbene l’IDU era la fonte principale della trasmissione dell’HIV nello Xinjiang nei primi anni dell’epidemia, invece che implementare programmi di aghi e metadone, per molti anni gli IDU cinesi vennero imprigionati  nel tentativo malposto di sopprimere il vizio” (ibidem pag.84). Il Governo prese successivamente ma tardivamente, i suddetti provvedimenti ma intanto l’epidemia dilagava per le consuete  vie sessuali (principalmente prostituzione e omosessualità, ma anche madre-figlio),ed  anche in questo caso con inefficaci provvedimenti (informazione, preservativo). In proposito va ricordato che il materiale informativo per la prevenzione dell’infezione era stampato solo in lingua cinese incomprensibile per la maggior parte degli Uyghuri, che pertanto rimanevano vulnerabili alla continua trasmissione del virus. In conclusione il numero totale di persone che vivono con l’HIV /AIDS nello XinJiang è ufficialmente stimato essere nel 2010 di circa 60.000, quasi il  10% delle infezioni totali HIV in Cina.  Vedi : Anna Hayes  HIV/AIDS IN XINJIANG: A SERIOUS “ILL” IN AN “AUTONOMOUS” REGION. IJAPS, Vol. 8, No. 1 (January 2012), 77–102 pdf
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  15. Dall’Archivio di Radio 3 Scienza 2005-2006    Andato in onda il 12. 07.2006  Visualizzazioni : undefined : Cina. anche il virus corre veloce. L’HIV si diffonde in Cina in maniera “preoccupante” come ammettono ormai anche le autorità cinesi. Più del 20% dei contagi si trasmette per trasfusioni illegali. Circa il 40% da tossicodipendenti e l’8% per via sessuale. Secondo il governo gli infetti sono meno di un milione, ma le stime internazionali  parlano di cifre molto più elevate” (evidenze mie). Si parla di “trasfusioni illegali” ma non di donazioni di plasma. Le percentuali: 20 + 40 + 8 = 68% … e l‘altro 32% ? Dati ufficiali (percentuali) 2005: Contatti sessuali: 41,6 (eterosessuali 36,3 – omosessuali 7,3) Tossicodipendenti: 44,3 – Trasmissione madre-figlio 1,4 Plasma/sangue 18,7 (vedi PARTE SECONDA 3, INSERTO 7 Tabella 1).
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  17. Dalla presentazione della serie: Buongiorno Cina le Storie del secolo cinese è un viaggio attraverso un Paese estremamente complesso, protagonista di una straordinaria crescita economica che si manifesta nella nascita di nuove metropoli, nell’emergere di una classe di nuovi ricchi e di un numero consistente di potenziali consumatori, prezioso obiettivo per gli investitori e per i capitali stranieri. È un viaggio nel Paese dei primati, il luogo dove l’esplosione del libero mercato e la sua messa in pratica convivono con la politica del Partito Comunista.
    Il programma visita metropoli cinesi come Pechino e Shanghai, città che secondo alcuni erediteranno da New York il titolo di simbolo del nuovo secolo; un viaggio attraverso le nuove mode e i nuovi stili di vita metropolitani, le nuove libertà acquisite e le aspettative concesse dallo sviluppo. Le Storie del secolo cinese è il tentativo di riflettere, attraverso frammenti di storie di vita, sulla realtà attuale della Cina e di offrire elementi per la comprensione di un paese che, in un futuro prossimo, avrà un ruolo da protagonista”.
    Buongiorno Cina
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  19. RAI TV  12/06/16 – Tg2 – Dossier – Rai 2   “Lo storico settimanale di approfondimento della testata; rappresenta la migliore tradizione Rai per reportage ed inchieste. È la trasmissione che vanta la più lunga durata dalla riforma della Rai. La sua … TV. Noi di RAI facciamo di tutto per renderti la vita più facile ecco perchè …. LA CINA DI FRONTIERA https://www.youtube.com/watch?v=wUAWM4_sgPc 
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  21. Simone Pieranni: Xi come Mao. La nuova rivoluzione culturale. https://ilmanifesto.info/login 13/01(2015 Simone Pieranni, laureato in Scienze Politiche, nel 2009 ha fondato China Files, agenzia editoriale con sede a Pechino che collabora con media italiani con reportage e articoli sulla Cina  http://www.festivaldelgiornalismo.com/speaker/simone-pieranni
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  23. TV 3 Il Tempo e la Storia 20 ottobre 2016 Le Riforme di Deng Xiao Ping
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INSERTO CINA E RAI TV
La serie dei Documentari sulla Cina prodotti negli ultimi 40 anni:1)  Michelangelo ANTONIONI, Andrea BARBATO e Luciano BERIO: CHUNG-KUO – Cina  1972  Il documentario commissionato dal governo cinese (Ciu En Lai) in piena Rivoluzione Culturale non fu gradito dalla moglie di Mao (Banda dei Quattro), che lo definì “contrrorivoluzionario” per cui fu vietato in Cina e proiettato solo nel 2002  http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-3e4d61e2-2d15-4423-8eae-794b0ed2c655.html

prima-partePrima Parte

terza-parte Terza Parte

2) Michele SANTORO: Samarcanda 1991  C:\Users\utente\ICONE VARIE\Desktop\CINA\RAI TV CINA\Samarcanda – Puntata del 04_04_1991 – RaiPlay.html  Presentazione: A due anni dalla protesta di piazza Tienanmen, due troupe di Samarcanda percorrono per un mese la Cina alla ricerca del cambiamento cui la rivoluzione si sperava avrebbe dato vita, fra le dicotomie della parte contadina e di quella urbana e industrializzata. Particolarmente suggestivo il viaggio di 1500 km tra le gole dello Yangtze, il grande fiume azzurro”. Il documentario non nasconde la sua simpatia, malgrado tutto per la Cina (Santoro ex maoista aveva debuttato come direttore del giornale “Servire il Popolo”. Sulla strage di Tien An Men si attribuisce la responsabilità anche agli studenti che non sono stati troppo diplomatici (!).

3)  Francesco CONVERSANO e Nene GRIGNAFFINI : Buongiorno Cina, 2005  http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/page/Page-45b43ec1-b1b2-432f-8127-6931206cb23d.html?set=ContentSet-e23aee72-7d1e-409c-8f68-2196bda05f8f&type=V  

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1) Prima parte  Le aree rurali della Provincia dello Shanxi :19/05/2005
2) Seconda parte     Verso l’economia di mercato 25/05/2005
3)Terza parte  L’anniversario della nascita delle Repubblica Popolare Cinese  2/06/2005
4) Quarta parte  La campagna cinese   09/06/2005
5)Quinta parte La città di Shanghai  15/06/2005

4) 20 anni da Tien An Men 2008    http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/page/Page-5873ec7d-f361-41f3-8dda-6aa4515016ba.html  Finalmente la realtà del massacro di Tien An Men  è descritta in tutta la sua tragica evidenza. Vi è anche un servizio sulla città di Shenzhen, che si vedrà anche 7 anni dopo nel successivo servizio n.6).

shenzhen
Shenzhen 6/2/2008

piazza-tien-an-men
Piazza Tien An Men 30/5/2008

5)  Il massacro di Tien An Men  2015  www.raistoria.rai.it/articoli/il-massacro-di-tien-anmen/13248/default.aspx
Presentazione: “3 giugno 1989 Il governo cinese ordina all’esercito di reprimere con la forza le proteste studentesche che ormai dilagano in tutta la Cina.Nella notte del 3 giugno, i carri armati cominciano a muoversi dalla periferia verso la piazza Tien An Men, dove si svolge il cuore della protesta. L’esercito ha l’ordine di aprire il fuoco ovunque trovi resistenza. È un massacro. La foto dello studente disarmato davanti a un carro armato fa il giro del mondo diventando il simbolo della resistenza giovanile al regime di Pechino”.

6)  Claudio PAGLIARA : La Cina di Frontiera   Tg2 Dossier 30/07/2016  https://www.youtube.com/watch?v=wUAWM4_sgPc Presentazione:”Shenzhen, Wuhan, Chongqing, Weifang: four fast developing cities where four Italians are fulfilling their dreams”.
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